Il diario incasinato

La vita passa anche dai giocattoli

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in una notizia che dovrebbe lasciare le persone, non dico impressionate, ma per lo meno un po’ stupite positivamente da ciò. Ovviamente non è andata così e l’ho scoperto perché ho fatto quello che ogni volta mi riprometto di non fare: ho letto i commenti all’articolo su Facebook.
Partiamo dal principio.

La notizia è questa: la Mattel ha deciso di mettere in commercio delle Barbie e dei Ken inclusivi, tra queste una Barbie con l’apparecchio acustico, una con la protesi alla gamba e un Ken con la vitiligine. Non voglio soffermarmi troppo sulle tipologie di bambole presentate, ma sul messaggio che la Mattel intende veicolare: rappresentare la pluralità delle persone e non far sentire a disagio nessuno (per quanto sia possibile).

Quando ero piccolo io, le Barbie erano:

  • alte
  • magre
  • rigorosamente bionde.

Questo era il classico standard di bellezza che veniva imposto a quei tempi. Oggi non è più così (e aggiungo per fortuna!). Una bambina o un bambino che ha delle patologie e soffrono quotidianamente la loro condizione, rischiano di sentirsi meno “normali” (passatemi il termine), perché i giocattoli che utilizzano ricordano costantemente loro che la “normalità”, ammesso che esista e ammesso che ci sia qualcuno che l’abbia deciso, non è la loro condizione.

La Mattel intercetta questo bisogno, ma soprattutto si adegua ai tempi e capisce che i bambini di oggi sono gli adulti di domani e che se da piccoli li bombardiamo con dei modelli standard di bellezza, non ci dovremmo poi stupire dell’avversione a ciò che non rientra in quei canoni. Quindi grazie a Mattel per questo grande passo che io personalmente reputo davvero importante.
Ma torniamo alla mia storia. Leggo il titolo dell’articolo sul social blu e vado a vedere i commenti. Premetto: non mi aspettavo che che ci fosse un movimento pro Mattel o che fossero tutti ad osannare l’azienda, ma francamente non mi sarei mai aspettato una così grande cattiveria su quello che poi alla fine dei conti è un giocattolo.
Passo sopra ai commenti sarcastici come la richiesta di un Ken con le corna o calvo oppure una Barbie doppio mento e cose così.

Quello che mi ha colpito è stato come certe persone siano “stanche” del politicamente corretto.

Persone che non accettano che se sono diventati così, è perché ai loro tempi non c’era nessuna attenzione a ciò che non era tra gli standard raccontati. In passato o entravi in queste classi altrimenti la vita diventava davvero molto dura per te. Ora come una Barbie con l’apparecchio acustico o una protesi alla gamba non possa in qualche modo essere accettata dalle persone mi sembra nuovamente un grosso punto interrogativo.

Queste persone mi spaventano, perché mettere così tanto livore dentro a dei commenti per una bambola, mi fa temere la cattiveria che possano esprimere nella realtà con le persone che magari soffrono.

Voi non vi sentite un po’ intimoriti del fatto che il giorno in cui non rientrerete in una di queste categorie, per queste persone sareste solo un problema da cancellare?

Giuseppe Amorisco

Sono un Digital Strategist freelance con la passione per la tecnologia e per la sperimentazione di cose nuove. Mi occupo di pubblicità online e di social. Su Instagram faccio il simpatico, su Twitter quello impegnato, su Telegram cerci una strada e su Facebook come mi gira.
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